Boys don't cry, di K. Peirce, col, 118', USA, 1999.
Girls, don’t cry !
"La donna clitoridea può essere molto vagheggiata
dall'uomo finché egli l'assimila a una donna estrosa (...), ma appena egli
scopre dietro le apparenze di una femminilità non sospetta la struttura di
individuo non sopporta la reciprocità della coscienza e del giudizio, lascia,
si ritrae, pone l'ostracismo, si conforta in un unione riposante,
materna."
Carla Lonzi, 1971
Teena nasce a Lincoln, Nebraska, nel 1972, è ancora una
ragazzina quando, stando alle dichiarazioni della madre, viene violentata da un
parente e decide di vestire panni maschili, ma questo in “Boys don’t cry” di
Kimberly Peirce non viene raccontato ed è soltanto una delle incongruenze
imputate al film. Il giovane Brandon, poco più che ventenne, fugge da Lincoln
per guai con la giustizia (pare che amasse fare regali costosi alle sue fidanzate
rubando) e raggiunge un altro punto del Nebraska, la piccola città di Falls
City, ed è qui che per la regista ha veramente inizio la storia del personaggio
ed ha compimento la parabola di una vita. A Falls
city - che è interessante leggere come “la città della caduta” - Brandon
stringe amicizia con quelli che saranno i suoi carnefici, John Lotter e Tom
Nissen, e s’innamora - he falls in
love - di Lana Tisdel, che troverà da ridire sul personaggio calcato su di lei dalla
regista e da Chloe Sevigny, perché fondamentalmente “White trash”, pigra,
alcolizzata ed incolta.