Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto di Lina Wertmüller, col, 125’, It, 1974
- Il primo? Si chiama “primo” uno che poi dopo ci sta il secondo eh!
Vero Amore o falso Amore?
Verità o menzogna? questo l’interrogativo sollevato nel clou del dibattito dopo la visione di "Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto".
Un film in cui la regista Wertmuller getta lo spettatore in una situazione
irreale ma costruita sul realismo di immagini e dialoghi. Grazie alla grande
interpretazione dei protagonisti, Giancarlo Giannini e Mariangela Melato, una coppia
affiatata vive e fa vivere, tra scene ironiche e grottesche, emozioni contrastanti
e vertiginose, passando da un raccapricciante sdegno a un’amorevole comprensione.
Il drammatico finale lascia un velo di malinconia e proietta lo spettatore nel
mondo reale, in un vortice di riflessioni sull’essere: donna/uomo –
schiava/padrone – verità/menzogna – amore/non amore - sesso/potere – borghesia/proletariato
– settentrione/meridione.
La Wertmüller, sin
dall’inizio ci presenta una netta contrapposizione tra due classi sociali. A
bordo di una bella imbarcazione, Raffaella è in vacanza col marito e amici,
ricchi benestanti; Gennarino è uno dei marinai, costretti a subire in silenzio
i capricci e le stravaganze dei ricchi borghesi. Si disprezzano reciprocamente.
Ma, per un insolito destino, a causa della richiesta assurda di Raffaella, la
quale ordina a Gennarino di accompagnarla con il gommone per raggiungere alcuni
amici, si trovano in balìa delle correnti e infine naufragano su un’isola
deserta. I ruoli si capovolgono: Gennarino comprende di avere l’occasione per
poter finalmente sfogare la sua ribellione!
Così si trasforma in
padrone e picchia la sua schiava pur di ottenerne il rispetto che non ha mai
avuto; si vendica di tutte le ingiustizie sociali subite; pretende la totale e
completa sottomissione di lei. Questo stato primordiale in cui si vengono a
trovare fa sì che la forza fisica e l’esperienza dell’uomo abbiano la meglio.
Di fatto Raffaella comprende subito che sottomettersi è la sua unica salvezza. Eppure
entrambi manifesteranno, ad un certo punto, una struggente passione l’uno per
l’altra, un amore primordiale, violento e insieme tenero, fatto di prove,
proposte impossibili e scelte sofferte. Un sentimento che li trasforma e li
sorprende.
È vero Amore il sentimento
di Gennarino: pronto sì, a lasciare moglie e figli per lei, ma anche ostinato
nella ricerca di una rivalsa sociale e del riconoscimento del suo orgoglio
maschile?
È vero Amore il sentimento di Raffaella:
erotica passione di una borghese insoddisfatta o semplice istinto di
sopravvivenza?
Durante la discussione
emergono dubbi sulla veridicità di questi sentimenti, dubbi giustificati
dall’idea condivisa che l’amore non possa nascere dalla violenza e che Amore e
Violenza siano per natura incompatibili.
La regista lascia
intendere che i due naufraghi, nonostante tutto, vengano travolti dalla
passione perché attratti l’una dalla diversità dell’altro e ammaliati da un
mondo del tutto sconosciuto.
La passione sfocia
nell’Amore. Essi non riescono più a fare a meno dei loro corpi, tanto da non
desiderare più di tornare alle loro vite, ma solamente vivere in questo lungo
amplesso che li esalta e li completa.
Sembrerebbe, quindi, vero
amore, tuttavia per Gennarino è necessario avere “la prova”, così impone a
Raffaella di fare ritorno al mondo civilizzato per comprendere se l’amore di
lei resisterà e si dimostrerà tanto forte e vero da vincere le convenzioni
sociali. Insensibile alle suppliche di lei, Gennarino segnalerà la loro
presenza ad una barca di passaggio. Quest’ultima testarda presa di posizione
romperà definitivamente l’idillio e la realtà del mondo costruito su legami
convenzionali vincerà su tutto il resto.
Elvira Acampora
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