mercoledì 21 marzo 2012

Alda Merini - Compleanno fantasmatico


Brindisi:

“Io la vita l’ho goduta tutta, a dispetto di quello che vanno dicendo sul manicomio. Io la vita l’ho goduta perché mi piace anche l’inferno della vita e la vita è spesso un inferno… per me la vita è stata bella perché l’ho pagata cara”.


© Gianfranco Irlanda

© Gianfranco Irlanda

© Gianfranco Irlanda


Solitudine:

Vedete queste foto? Sono belle vero? Sono i Navigli… si trovano a Milano.

Se notate bene sono un po’ vecchie. Non perché sono in bianco e nero ma per tutte queste automobili parcheggiate. Ora non ci possono più passare. Ma quando Alda passeggiava per i Navigli Era il tempo dell’adorata giovinezza

da sola con la sua sigaretta in bocca

quando gli alberi schiusi gemevano di tristezza,

l’aria che le bagnava viso e corpo… quelle automobili c’erano.

era il tempo degl’innamorati dolori e dei sordi frastuoni della terra.

Si, Alda ci andava spesso, anche per tornare a casa, o almeno credo. Purtroppo non ero insieme a lei ma so che lì c’era un caffè letterario che frequentava. Si chiama “Chimera”. Un posto che evidentemente per lei era speciale. Forse la faceva sentire a casa perché lì poteva leggere e scrivere… chissà?! Vicino a lei coloro che ascoltavano la sua voce e le sue parole. Milano benedetta patria di sicurissime storie di frangenti mobili oscuri, Milano dove è nata la mia poesia e dove la mia poesia è morta.

Tra l’altro, era da poco tornata da Taranto… Non ha sempre vissuto libera e a Milano Alda. Dopo aver sposato il suo secondo marito, quel tale, quel… (Ettore Carniti?) non il panettiere… quell’altro… (Michele Pierri!) esatto, il medico… vabbè comunque si è trasferita nella città pugliese. Un luogo in cui non conosceva nessuno. Già abbandonata da una figlia e con pochi contatti all’esterno. Gli amici lontani e senza il suo editore.

Ma ha le cure del dottore… Poco prima era rimasta isolata. Si narra che andasse a bussare porta a porta alla ricerca di qualcuno che la pubblicasse. E non si arrese finché qualcuno non decise di tenderle la mano… anche se a fatica riuscì ancora a pubblicare i suoi pensieri e i suoi stati d’animo.

Nonostante questo Alda torna nella sua Milano.

© Gianfranco Irlanda



A Milano

[…] lungo il Naviglio che geme,

dove la patria Italia ha un riferimento sicuro,

dove vivono Marina e Chiara

dove sono nati i miei figli

dove i miei figli mi abbandonano

giorno per giorno,

dove l’emarginato e il povero

trovano il suo caldo affetto

dove tutto brilla all’insegna della cultura

e dove le sere sono dolenti

come il mare di Taranto

dove ho lasciato un lungo sconfinato amore

morto di lebbra e di ardente desiderio di rivederti.



Milano, la sua città che le ha dato tutto, dall’amore alla disillusione, dalla vita alla morte, dal successo all’indifferenza. Non le è mancato proprio niente alla povera Alda. Povera poi perché? In fondo, è stata ricca di tutto.

Comunque, Alda ritorna a Milano ma non è come prima. Lentamente riprende i contatti con gli amici e ricomincia anche una nuova cura… quella purtroppo non manca mai. La sua storia diversa però non può rimanere sola e chiusa. È nata a Taranto è vero. Ma deve essere condivisa e letta. Deve essere la storia di tutti. Così il suo vecchio editore le da fiducia. E ancora una volta possiamo ascoltare le sue parole…



Io come voi

Io come voi sono stata sorpresa
mentre rubavo la vita,
buttata fuori dal mio desiderio d’amore.


Io come voi non sono stata ascoltata
e ho visto le sbarre del silenzio
crescermi intorno e strapparmi i capelli.


Io come voi ho pianto,
ho riso e ho sperato.


Io come voi mi sono sentita togliere
i vestiti di dosso
e quando mi hanno dato in mano
la mia vergogna
ho mangiato vergogna ogni giorno.


Io come voi ho soccorso il nemico,
ho avuto fede nei miei poveri panni
e ho domandato che cosa sia il Signore,
poi dall’idea della sua esistenza
ho tratto forza per sentire il martirio
voltarmi intorno come colomba viva.


Io come voi ho consumato l’amore da sola
lontana persino dal Cristo risorto.


Ma io come voi sono tornata alla scienza
del dolore dell’uomo, che è la scienza mia. (da “Ballate non pagate”)

Brindisi: Ogni poeta vende i suoi guai migliori.

© Gianfranco Irlanda

Follia


Pentothal, Leptozinal sono queste i nomi di cose che l’annullavano, che le giravano nella testa e la facevano morire nell’anima.

Quella stessa anima che proprio perché si ribellava ha dato il pretesto al suo carnefice e redentore di rinchiuderla in quella terra recintata da un dio crudele. «Ma il manicomio- diceva- l’ho preso come un segno divino e ci sono passata attraverso.» Un passaggio purificatore, per lei e per il marito che l’ha rinchiusa e che l’ha poi portata via da quell’inferno. Ancora pochi anni fa la si poteva veder piangere di felicità al ricordo del marito che da maldestro Orfeo la riportava alla luce e così il ricovero al Paolo Pini diventava parte di una grande storia d’amore. Grande e tremenda, ma che le ha portato insieme alla sofferenza il dono immenso della creazione.

«per comporre versi bisogna saper soffrire».

E bisogna averne ricordo. Gli elettroshock li ricordava tutti: 46 esatti.

Vi meraviglia? Lei giudicava il non aver perso la memoria una fortuna. Una cosa così intima e profonda che le folli cure del manicomio non erano riuscite ad asportare.

La più grande mutilazione per Alda è stata, senza dubbio, l’assenza forzosa del corpo e d’amore. In manicomio non le era permesso amare, non le era permesso nemmeno toccarsi.

«Nella testa avevo un ombra, una minaccia di violenza senza volto che respingevo con tutta la mia forza»

Era come se qualcosa di ottuso e appannato, un riflesso a specchio della reclusione, la tenesse salda e stretta nelle fascette, anima e corpo.

«Eppure, nonostante, tutto avevo sempre la voglia di amare»

Brindisi: Spensierato è colui che si giudica folle!

© Gianfranco Irlanda



Ogni mattino il mio stelo vorrebbe levarsi nel vento

soffiato ebrietudine di vita,

ma qualcosa lo tiene a terra,

una lunga pesante catena d’angoscia

che non si dissolve.

allora mi alzo dal letto

e cerco un riquadro di vento

e trovo uno scacco di sole

entro il quale poggio i piedi nudi.

Di questa grazia segreta

dopo non avrò memoria

perché anche la malattia ha un senso

Una dismisura, un passo,

anche la malattia è matrice di vita.

Ecco, sto qui in ginocchio

aspettando che un angelo mi sfiori

leggermente con grazia,

e intanto accarezzo i miei piedi pallidi

con le dita vogliose d’amore.


Natura

Poi, immaginate come se d’improvviso gli zefiri dorati arrivassero a sciogliere questi legacci e ad aprire ad un fuori, ad un altro che esiste nella sua misericordia e che mai suo malgrado riesce a falsare il segno della sua innata bontà.

La bellezza di qualcosa di cui non siamo né padroni né prigionieri: La natura.

Il primo giorno di resurrezione c’è da correre al prato, lasciarsi cogliere dalla fame primordiale che solo il terriccio umidopuò saziare. Il sole, che ci avvolge, come nel più pregiato mantello, con il calore infinito della povertà è un grande investigatore che vede oltre, oltre anche i nostri corpi. Sicché le nostre anime per forza diventan belle.

Ma in fondo avere fame di cose vere, primordiali non è avere fame d’amore? (pausa marina)

Il mondo è veramente un eden che abitiamo come esseri ancestrali, felici nella nostra nudità. Un giardino dovedispaiono le nostre inquietudini segrete.

Sentirsi controllati dalla natura, sentirsi serviti dai suoi concetti, dal suo clima, ci fa un gran bene al cuore, e così i fiori, e così i ruscelletti che si aprono dolcemente in mezzo a qualche piccola aiuola e così il cielo tutto.

Controllati ma serviti, un’armonia che per Alda non falsa le parole e le restituisce intatte al senso reale e ci consegna alle cose prossime e felici.

Come felice è l’appartenersi fragile di un fiore, come felice è il sognante vagare delle radici.

© Gianfranco Irlanda



Tu non sai:

ci sono betulle che di notte levano le loro radici,

e tu non crederesti mai

che di notte gli alberi camminano o diventano sogni.
Pensa che in un albero c’è un violino d’amore.
Pensa che un albero canta e ride.
Pensa che un albero sta in un crepaccio e poi diventa vita.
Te l’ho già detto: i poeti non si redimono, vanno lasciati volare tra gli alberi come usignoli pronti a morire.



Brindisi: Quando ho mangiato bene mi informo sul destino degli altri.

Brindisi: quando brindo alla follia, brindo a me stessa

Corpo e sessualità

E poi, ragionandoci: il sesso, non ha pure il sesso bisogno di grandi metafore?(magari ancora più grandi) per essere appassionante, coinvolgente, totalizzante? Il sesso, cioè quando gli Angeli che noi siamo si impastano alla terra… tanto più è bello quanto più e interpretato da metafore forti. Infine: il sesso, non è esso stesso una metafora in sé?

E la metafora è: tu hai un posto nel mondo, e il tuo posto è questo, sono io, sono io il tuo posto nel mondo. Per impastarsi con la terra bisogna avere un posto è questo sono io, sono io il tuo posto nel mondo. Per impastarsi con la terra bisognava avere un posto, altrimenti anche gli Angeli si possono perdere.

Ci fu spazio nella mia carne per te, per te solamente che volevi l’amplesso dei miei giorni; un lungo peregrinare segreto d’amore in amore di tempio in tempio. Una rosa mi tremava sul ciglio delle dita come se fosse carta di un veliero e finalmente mi rompesti le acque squisite della vita.

Anna Maria Bonfiglio:

“Tutto l’arco dell’esistenza di Merini è percorso da una tensione erotizzante che la conduce verso esperienze amorose che la poesia esalta o maledice ma sempre sublima.Eppure il turbamento sensuale la prova, considera una condanna la sua appartenenza al sesso femminile al punto di stabilire quasi una relazione fra la follia e l’essere donna: “L’uomo che vuole imporre la sua diversità con la violenza fa pensare che nascere donna sia quasi un invito al delitto. (…) E ancora: “Il marchio manicomiacale della donna sono proprio i suoi genitali. Ogni donna è stata nel proprio manicomio. Ogni donna, benché si coprisse, ha dovuto sottostare alle voglie del maschio dopo la battaglia. (…) La donna viene umiliata ogni volta che ride ed è felice di se stessa.” Questa sorta di abiura ha radici lontane, nel tempo in cui la giovanissima Alda si scopre gelosa del rapporto fra i suoi genitori. Scriverà infatti:

“Il più grande dualismo della mia vita furono mio padre e mia madre. Io un figlio che stava nel mezzo, con un sesso che non mi piaceva.”

“Quando tu vieni/le acque del parto/si diffondono in terra/ e cade un pensiero meraviglioso/che tu vedi/ ed è la fine del mondo nel cuore di una donna/ (…) ma quando tu non vieni/ le acque del parto si colorano d’olio/ e io vorrei uccidere mia madre.”

Brindisi: Gusto il peccato come se fosse il principio del benessere.

© Gianfranco Irlanda

Maternità.

Dai figli non riesci a staccarti. Non sono come gli amanti.

La vita è grama e deludente assai…
Ho una placida figlia
con gli occhi azzurri ed i capelli d’oro
che mi sta, cuore mio, sempre lontana,
e ha le mani fanciulle
e il volto bello pieno di ironia e mi vuol tanto bene
come soltanto se ne vuole a un Dio;
questa fanciulla bella che nei liti
remoti è dell’Italia
a me pensa talvolta e mi sorride
unica stella dentro la tempesta.

Per amore nacquero tutte, creature della terra.

Fu una madre felice, Alda, in principio.

Ne partorì quattro. Manuela e Flavia per prime, le ultime due Barbara e Simona che era già rinchiusa. Finché il ventre restava sazio di quei corpi d’amore, quieto e appagato era il suo animo. Fecondo era il suo corpo.

Quando venisti alla luce volevo prenderti tra le braccia e baciarti e dimostrarti la mia gratitudine di essere ancora viva dopo tante peripezie, ma ti levarono subito di torno.

Le portarono tutte lontano, che non potesse vedervi né mangiarvi. Lontane dalle sue fantasie, dal suo seno malato di medicine, grondante di un latte che dovettero toglierle, dolorosamente.

Solo lei sapeva tutto l’amore che aveva dentro, di quanto tenero docile amore fosse capace, amore per il genere umano e per se stessa.

Venisti un giorno, figlia, a dirmi che avevi imparato a farmi da madre, dacché io ero rinchiusa e demente. Mi colpisti con il coltello delle verità maturate lontano, sulle quali non posso incidere nulla, lontane e crudeli come solo Dio sa essere. Parole di veleno. Potevo guardarti dalla prigione della follia da cui mai mi fu concesso di uscire, e nemmeno mai volli. Eri lì a reclamare tua madre, la tua madre che non esiste e che hai dovuto inventare. Eri lì ad inventarti madre e così mi uccidevi per poter vivere.

E un’altra figlia ho ancora, Manuela,
piena di grazia come una Madonna;
ma una serpe finissima è riposta
dentro il suo cuore e lì vi ha fatto nido
e tormenta la povera memoria.
O lo so, Manuela,
che tutto può questa tua madre antica,
ma quel serpe venuto dal di fuori
deve morire, dolce figlia mia:
per lui il mio fiato diverrà veleno.

Brindisi:Mi sveglio sempre in forma e mi deformo attraverso gli altri!



Amore

Chi mi ha affibbiato l’epiteto un poco doloroso di poetessa d’amore ha sbagliato. Non sono mai stata una donna d’amore e neanche una donna inane, ma una donna d’azione che ha scritto d’amore per forza, come grido di vendetta. Perché l’amore stimola alla vendetta … il mio è un amore saffico. Non ho mai amato uomini se non quando li ho trovati rammolliti e dolcissimi. (La pazza della porta accanto, p. 45)

Quali sono stati i tuoi veri amori?

È difficile definirli. Ho avuto persone importanti vicino, persone che mi hanno dato e alle quali ho dato molto…Con Ettore Carniti, il mio primo marito, ho condiviso trent’anni di matrimonio, quattro figli e il lungo incubo del manicomio…Poi venne il secondo marito: Michele Pierri…Per lui mi sono battuta, perché non voleva introdurmi nella sua casa, nel suo ambiente. Giorgio Manganelli è stata un’altra presenza fondamentale. Ho amato molto anche lui. Per Giorgio ho dovuto vincere le mie paure, i miei moralismi.


…Manganelli, incerto nelle tue lacrime

Come nel tuo sorriso,

sappi che Lancillotto aveva una spada

e che per salvare Ginevra

occorreva un sequestro d’amore.

(La palude di Manganelli)


Forse però il sentimento più puro che ho provato è stato quello per padre Richard…Era di quelle passioni che straziano…

Ora che posso guardare tutte queste vicende a distanza, capisco di avere dato più l’anima che il corpo. E l’ho fatto con molto pudore, perché sono convinta che l’amore non viva senza il pudore: l’umiltà di pensare che non si è degni della persona amata. (La pazza della porta accanto, 137-138)

E c’è verità nell’amore?



… l’uomo è fatto d’amore ed è fatto di piacere (La pazza della porta accanto, p. 31)

Ogni mio uomo ha sempre avuto un corpo e un’ombra così dissimili che raramente sono stata in grado di identificarli. Forse perché le ombre non hanno alcun desiderio . (La pazza della porta accanto, p. 15)

Alda Merini
© Gianfranco Irlanda


Amai teneramente dei dolcissimi amanti

senza che essi sapessero mai nulla.

E su questi intessei tele di ragno

e fui preda della mia stessa materia.

In me l’anima c’era della meretrice

della santa della sanguinaria e dell’ipocrita.

Molti diedero al mio modo di vivere un nome

e fui soltanto una isterica

(La gazza ladra)



E in manicomio? Cos’è l’amore?


… Il manicomio … mancava d’amore (L’altra verità, p. 21)


Dopo un po’ di tempo cominciai ad accettare quell’ambiente come buono, non mi rendevo conto che andavo incontro a quello strano fenomeno che gli psichiatri chiamano “ospedalizzazione” per cui rifiuti il mondo esterno e cresci unicamente in un mondo estraneo a te e a tutto il resto del mondo … Di fatto la società per me era morta …. e l’amore poi e la famiglia erano concetti che consideravo superati e triti. (L’altra verità, p. 22)

Così la mia bellezza si era inghirlandata di follia, ed ora ero Ofelia, perennemente innamorata del vuoto e del silenzio, Ofelia bella che amava e rifiutava Amleto (L’altra verità, p. 107)

Amore è follia, dichiarazione all’altro della propria follia…L’hai scritto tante volte…


Io sono folle, folle

folle d’amore per te.

Io gemo di tenerezza

perché sono folle, folle,

perché ti ho perduto.

Stamane il mattino era sì caldo

che a me dettava questa confusione,

ma io ero malata di tormento

ero malata di tua perdizione

(Poesie per Charles)



…L’hai detto anche delle cose che hai amato…



… Sono folle d’amore per la sera

quando cade la luna dolcemente

sui mie trascorsi …

(La volpe e il sipario)



Parlami degli amanti



La legge degli amanti così oscura… (La pazza della porta accanto, p. 17)

Quando un amante ti perde significa che è un vigliacco. Quando un amante non riesce a perderti è un ladro. (La pazza della porta accanto, p. 26-27)

A volte Dio

uccide gli amanti

perché non vuole

essere superato

in amore.

(Aforismi)



Un’immagine dell’amore



Ho acceso un falò

nelle mie notti di luna

per richiamare gli ospiti

come fanno le prostitute

ai bordi di certe strade,

ma nessuno si è fermato a guardare

e il mio falò si è spento

(La terra santa)



E l’amore, adesso, per te?



Oggi io mi chiamo Beatrice (L’altra verità, p. 113)

Adesso mi sento eterna … mi sento eterna perché sto nel mezzo dell’amore, nel mezzo di quella grotta che si chiama amore, abitacolo nuovo ed infernale dove divento l’imperscrutabile poetessa e vita medesima di Apollo. (La pazza della porta accanto, p. 23)

Quando una donna può amare?



Quando una donna si può rappresentare, io canto la musica migliore che ho nel cuore. E ogni musica è certamente una trama d’amore. (La pazza della porta accanto, p. 16)

Stefania Nardone - "Alda Merini"

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