mercoledì 10 marzo 2010

Il vampiro - riflessioni al margine


Il vampiro è lo spettro della donna, del sesso, dell’amore.
Questa donna che cambia forma continuamente come la natura stessa, questa Lilith fatta di sangue e saliva che nella dimensione dell’incubo succhia il sangue invece di perderlo. Lilith che apre alla conoscenza.
Il vampiro è lo spettro della memoria come cultura che dissangua azioni e pensieri.
È la conoscenza di cui ci si nutre per morire.
Il vampiro è lo spettro di tutte quelle pratiche e quelle conoscenze che la scienza ha rigettato.
È lo spettro dell’irrazionale, della forza misteriosa della natura, del dio malvagio.
Quante luci tagliano il profilo di questo attore.
Ma il vampiro è anche la stessa scienza con la sua tecnica.
Il vampiro è la macchina da presa che toglie vita, il vampiro è lo spettatore che sugge la vita dal film.
La forza vitale, la forza sessuale è perduta, al suo posto c’è energia mentale, pietra magnetica.
Al posto della vita del corpo c’è la vita della mente con la morte del corpo. La mente dissangua. È  la mente che si nutre di energia vitale, di energia sessuale, e dà vita alle sue macchine.
Il vampiro si nutre della verginità della mente, di quella mente non ancora potenziata dalla cultura millenaria che l’umanità è costretta a portare sulle spalle. Di quella mente che ingenuamente chiede ancora come e perché, per che cosa, a quale causa e a quale fine. La mente di Candido.
“Se ne mangerete morirete” dice Dio. Se ne mangerete diverrete mortali.
Il vampiro è la donna che divora la sua verginità di corpo perdendo il primo sangue. È la donna che conosce, che scopre di essere fatta di sangue destinato a morire.
“Se ne berrete non morirete” dice il vampiro.
Il vampiro è la donna che non vuole morire e comincia il processo inverso affinché possa tornare immortale. Succhia il sangue per riavere la vita, per tornare in grazia, per tornare immortale. Lilith ritorna ad Eva in un morso che le riunifica. Ma non è possibile. E l’immortalità non è più quella del paradiso terrestre. Non è possibile tornare dalla morte. La vita stessa allora diventa morte e questo offre l’illusione dell’immortalità. Il vampiro è la punizione di Eva da parte di Adamo. Adamo uomo dell’occidente cattolico-vittoriano punisce la donna-peccatrice per averlo condannato alla mortalità, condannandola a preda del mostro immortale. È la donna che condanna con un morso proibito l’uomo e se stessa alla mortalità. E il suo spettro che morde condanna l’uomo e la donna all’immortalità. L’immortalità non è sostenibile.
Il sangue macchia, il sangue è la morte. La donna che sanguina partorisce la morte; è lei che è sterile e ha molti figli. La donna uccide, come la vita. Essa è il lato oscuro della vita nel suo ciclico divorarsi. Il vampiro uccide e il vampiro genera. Il vampiro toglie vita e il vampiro dà vita. Il ventre della donna genera e uccide. La donna comprende la morte come la vita. Distrugge e crea.
Le figure della non-morte, che rientrano nella tipologia del cadaverico, mangiano, mordono o uccidono. Queste azioni sono in una continuità stringente. Mangiare è uccidere. È la prima azione che l’uomo compie. Dare morte per vivere. Non puoi vivere senza uccidere, che sia un animale o un frutto. Il sangue testimonia di questo sacrificio alla continuazione del vivere.
Perché il mangiare è un atto sacro.
“Prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo… Prendete e bevetene, tutti questo è il mio sangue…” Cristo si offre in olocausto al genere umano. Si lascia mangiare e bere. E Cristo ha sconfitto la morte. Cristo è il primo non-morto. Forse è il primo generatore di non morti, che ne mangiano il corpo e ne bevono il sangue per riconquistare l’immortalità. È in questa vita che l’immortalità ha senso e gli uomini consumatori sono immortali. Cristo conteneva già in sé l’anticristo, lo ha partorito nei secoli dentro gli uomini che dopo di lui sono venuti a colonizzare il pianeta. Cristo figlio dell’uomo padre di non morti.
Ma forse sarebbe più corretto chiamarli ritornanti. Il ritornante è materiale perché si nutre e si nutre in quanto è un corpo concreto e non spettrale. La materia cerca materia. Il corpo è indicato dall’atto di mangiare o comunque del succhiare. Forse il monoteismo genera ritornanti e il politeismo spettri. L’invisibile e l’inconoscibile assumono forme diverse per mostrarsi e rendersi conoscibili. La religione genera non morti nella misura in cui indaga la morte, aspira alla morte, commercia con la morte, colonizza la morte e la sconfigge. Ci riconosciamo non morti solo in virtù della fine del tempo del religioso. La religione del trascendente ha distrutto se stessa, distruggendo la sacralità del quotidiano. Trasformando gli uomini in consumatori di immortalità, in ritornanti. Trasformando il mistero in terreno di conquista, come hanno fatto con la spazio cosmico i laici.
Sapere di essere non morti significa sapere di vivere nell’illusione dell’immortalità, dell’infinito. Che cosa è immortale? Ciò che ha disconosciuto il morire. Mangiare il corpo e bere il sangue ci rende immortali. Zombi e vampiri sono gli spettri della religiosità primitiva che chiedono vendetta del monoteismo. Ricordano che non è possibile vincere la morte e la violenza. Che questa illusione ha creato solo altra morte e violenza. Questi spettri chiedono vendetta della cancellazione del dio malvagio, del volto crudele e assassino della vita stessa. Gli spettri chiedono vendetta di tutto ciò che è stato dimenticato, della molteplicità che è stata condannata, sacrificata all’uno, misconoscendo l’unità originaria, dell’occhio solitario di un Dio costruito dalla tecnica, rinnegando la grande madre universo e la nostra origine avvolta nel mistero. È per il dolore di questo mistero irrisolto della nostra origine che abbiamo inventato questo Dio e ad esso abbiamo sacrificato la nostra mortalità diventando ritornanti.

Stefania Nardone